Ross Music Box: intervista ai Diamarte

Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano. Ho scambiato quattro chiacchiere con Andrea D’Amico, voce e chitarra dei Diamarte.

Lo scorso 11 novembre è uscito “Transumanza” per la JZ Productions. Questo il titolo del primo album della band molisana Diamarte formata da Andrea D’Amico (chitarra e voce), Davide Pacitto (chitarra), Floriano Gentile (basso)e Piermarino Spina (batteria). Il disco nasce durante il lockdown grazie alla collaborazione del gruppo con Carmelo Pipitone(Marta sui Tubi), che ha saputo dare una veste sonora ben definita, caratterizzata da sonorità aggressive e distorte, atmosfere spaziali e divagazioni noise, alle esigenze comunicative della band. “Transumanza”, è composto da 10 brani ed è stato successivamente registrato e mixato nell’ottobre del 2020 al The Vessel recording studio di San Nicola La Strada (CE) sotto l’egida di Carmelo Pipitone, Gianmaria Spina e Federico Mari Fiamma.

L’obiettivo dei Diamarte era quello di realizzare un disco genuinamente rock, che fosse ben radicato in specifiche sonorità del passato ma che si proponesse, allo stesso tempo, come attuale e come una proposta per il futuro.

Ho ascoltato il disco e dalle prime note di “Transumanza” sei catapultato in quell’universo sonoro che ha come riferimento la new wave e un pizzico di rock elettronico che ricorda in alcuni tratti i Subsonica. I testi sono uno spaccato di contemporaneità e alcuni nascono dalla riflessione/ispirazione legata ad avvenimenti storici. Una buona prima prova per la band molisana che è alla ricerca di uno stile e un’impronta personale: le qualità le hanno tutte e sarà molto interessante ascoltarli live per goderne al meglio.

In occasione dell’uscita di “Transumanza” ho scambiato quattro chiacchiere con Andrea D’Amico, voce e chitarra dei Diamarte.

Diamarte: come nasce il nome della vostra band? Quando vi siete conosciuti e avete deciso di dare vita al progetto?

Andrea D’Amico: “Diamarte per noi è un intermondo, un luogo altro in cui abbiamo sempre trovato il modo per esprimere noi stessi.

Siamo amici sin dalla prima adolescenza e siamo cresciuti insieme anche musicalmente, Diamarte è l’ultimo nome che abbiamo estrapolato dalle nostre varie jam in sala prove”.

Diamarte

“Transumanza” è il titolo del vostro primo album. Quali sono le emozioni e gli ascolti musicali che lo hanno ispirato?

Andrea D’Amico: “Sin da subito abbiamo avuto tutti le idee ben precise per il disco. Si cercava in tutti i modi di essere precisi nel comunicare musicalmente il nostro mood e la nostra attitudine che è quella rock, senza troppe pretese.

Siamo cresciuti in un ambiente molto particolare e non troppo confortevole per le nostre esigenze, questa condizione sicuramente ha contribuito a farci venir voglia di comprare più distorsori per la nostra pedaliera e per la nostra anima.

Da ascoltatori la storia è diversa, non abbiamo confini e cerchiamo di allontanarci dalla parola “genere” perché siamo convinti che ogni band è una storia a sé. Ascoltiamo di tutto da Beethoven a Brian Eno, Beatles, Tool, Nirvana. Nessuno di noi è affascinato particolarmente dal rap”.

Il disco vede la produzione artistica di Carmelo Pipitone (con tanto featuring per il brano “Fuori traccia”). Com’è nata la collaborazione con lui?

Andrea D’Amico: “Il nostro tanto amato quanto “odiato” fonico Gianmaria Spina detto Annamaria, girava spesso con Carmelo in quel periodo. Una sera d’inverno con un freddo assurdo ci siamo presentati, la mattina dopo è comparso un video di Carmelo sul nostro gruppo whatsapp che ascoltava delle nostre tracce vecchissime. Eravamo tutti eccitati perché da lì a breve ha deciso di entrare nel progetto come produttore artistico”.

“Transumanza” è composto da dieci tracce.

Andrea D’Amico:”Si, esatto. Ad aprire il disco c’è “Resisto” che rappresenta la lotta contro il proprio passato ed è ambientata nel bosco. “Marie” racconta una storia decadente che s’ispira agli ultimi giorni di vita di Jim Morrison. “È corta e non è sadica” è un allucinazione sonora. “Falso risveglio” racconta il senso di smarrimento, il sentirsi imbalsamati come animali, la realtà rimasta intrappolata nei meccanismi della routine.

“Ira su Marte” dipinge la realtà di provincia dove tutto è più lento (a volte troppo), racconta la necessità di staccare dalle radici, dal proprio benessere territoriale e familiare per iniziare ad aprirsi al mondo. “Fiori in via Fani” è ambientata negli Anni di Piombo, un confronto fra la rivoluzione interiore con quella sociale, più delle volte estremista. “Universale” è un brano che rappresenta la quotidianità e i piccoli fastidi che essa può provocare:
mal di testa, urla, schiamazzi e disinteresse clamoroso coltivato dalle nostre generazioni. “Fuori traccia” rappresenta il salto nel vuoto, il rischio che a volte non conviene prendere.

“Belzebù” è un “mai arrendersi” alla massa, un brano contro ogni stereotipo/credenza. “Viola cornuta”, è la canzone che chiude il disco, è un brano nostalgico ambientato nel bosco come “Resisto”. È la fine della guerra e il suono del vento che muove le foglie degli alberi rappresenta la pace, un nuovo
sentimento, una nuova prospettiva”.

Avete in programma un tour? Quando e dove possiamo ascoltarvi live?

Andrea D’Amico: “Il tour è in fase di allestimento. Si inizia nel mese di dicembre ma ancora non possiamo comunicarvi le date ufficiali. Scriveremo tutto sui nostri canali social quando sarà. Non vediamo l’ora!”

Improvvisamente vi ritrovate ad essere nominati Ministri della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prendereste e perché?

Andrea D’Amico: “Incentivi per attività culturali. Servono parecchi soldi per aiutare a promuovere attività teatrali, musicali, cinematografiche ecc.

Il nostro Paese non finisce mai di dipingere gli animi ed è pieno di artisti o persone che trovano rifugio nella cultura, proprio per questo motivo crediamo che è necessario sostenere economicamente tutte le attività che propongono sbocchi culturali. Dal piccolo locale ai grandi teatri.

Ah! Un altro provvedimento che prenderei è l’abolizione dell’autotune! (ride, ndr)”