Non è un Lavoro per Donne: intervista a Alice Cucaro

Non è un Lavoro per Donne: intervista alla cantautrice e poli strumentista Alice Cucaro in occasione dell’uscita del suo primo disco “Una parte di me”.

Alice Cucaro, poli-strumentista bolognese classe ’95, fin dalla tenera età, supervisionata dal padre Tony, si approccia alla musica e al canto imparando a suonare diversi strumenti tra cui pianoforte, batteria e soprattutto la chitarra.

A 10 anni comincia a frequentare il conservatorio G.B. Martini di Bologna seguita dall’insegnante Massimo Nalbandian. A 15 viene notata dalla cantante bolognese Iskra Menarini che la porterà con lei in diversi suoi live. Negli stessi anni cresce musicalmente anche grazie al chitarrista Romano Trevisani.

A 19 anni frequenta per un anno il corso propedeutico di musica jazz al Conservatorio G.B. Martini di Bologna, approfondendo il repertorio jazz con l’insegnante Chiara Pancaldi. Inizia così a scandire il ritmo della suo percorso musicale sin dall’adolescenza nei concerti, tra cui i Primo Maggio in Piazza Maggiore in apertura dei MCR a Bologna, a 16 anni partecipa ad una puntata di Roxy Bar condotta da Red Ronnie e i riconoscimenti, dal Premio Miglior Musica al BMA Bologna Musica d’Autore, al Premio Radio Bruno, la vittoria a Sanremo Rock nella categoria trend.

Nel 2020 ha lavorato insieme a Roberto Costa nella produzione del brano “Falena”, brano con il quale nel 2022 ha vinto il concorso “Pratello Resiste” che l’ha portata ad aprire la manifestazione del 25 Aprile a Bologna.

Attualmente studia al conservatorio Francesco Venezze di Rovigo, lavora come insegnante al Music Studio & Latterock di Bologna e al Kinder College/Kinder House, continua a comporre e ad avere live incentrati sui suoi brani inediti insieme al suo team di musicisti bolognesi (Enrico Dolcetto, Michele Tavian, Manuel Cucaro, Pietro Posani, con i quali ha partecipato ad Area Sanremo nel 2013).

Nel 2023 ha fatto parte dell’orchestra del conservatorio di Rovigo diretta da Demo Morselli, duettato con Carlo Marrale per il Maggio Rovigino e aperto il Clinic del chitarrista canadese Nick Johnston a Bologna. A dicembre dello stesso anno è uscito il suo primo album dal titolo “Una parte di me” per Trasporti Eccezionali.

“Una parta di me” è composto da dieci brani, una raccolta di inediti dalle sfumature letterarie e romantiche, di una ragazza di 28 anni che è cresciuta a pane e musica. Un’opera prima di grande maturità. Ho scambiato quattro chiacchiere con Alice in occasione dell’uscita del suo disco.

Qual è il tuo primo ricordo che vede protagonista la musica?

Alice Cucaro:” Essendo nata in una famiglia di musicisti i miei ricordi musicali partono da quando ero molto piccola, ricordo che a 5/6 anni sono salita su un palco per suonare “Zombie” alla batteria con una band della scuola di musica di mio padre, il piedino tremante sul pedale della gran cassa e mio fratello maggiore che mi prende in braccio per farmi scendere dal palco”.

Quali sono stati e sono i tuoi riferimenti musicali?

Alice Cucaro: “Sicuramente mio padre, avendomi insegnato praticamente tutto, poi è arrivata Iskra Menarini, che mi ha insegnato ad essere libera con la voce, i professori del conservatorio, tanti musicisti con cui ho suonato dai quali ho imparato moltissimo poi ovviamente i miei artisti preferiti: John Mayer, Hayley Williams, Joanne Shaw Taylor“.

Hai iniziato a studiare a 10 anni al conservatorio. Che esperienza è stata ed è (visto che continui a studiare ancora oggi)?

Alice Cucaro: “Chitarra classica, ricordo come fosse ieri il mio esame d’ammissione: dopo aver eseguito il brano classico “Giochi Proibiti” mi chiesero: “Alice, sai suonare e cantare qualcosa?” Mi brillarono gli occhi, suonai e cantai “Boulevard of broken dreams” dei Green Day e fui ammessa.

Quella musica così distante da quello che ascoltavo non era minimamente il mio mondo, ma il mio meraviglioso prof. Nalbandian mi ha mostrato come poter usufruire delle tecniche classiche in quello che poi sarebbe stato il mio percorso musicale: scrivere canzoni. La maggior parte dei miei brani infatti partono da un giro di accordi arpeggiato. “Si suona come si vive, si vive come si suona” mi diceva sempre alle lezioni“.

Come è nato questo tuo primo album dal titolo “Una parte di me”? Quali emozioni ci sono finite dentro?

Alice Cucaro:Ogni canzone rappresenta un momento della mia vita, avendole scritte nell’arco di 6/7 anni. Alcune partono da degli anni orribili di malattia, ‘Alice’ di appena 38 chili che vaga in continuazione tra i padiglioni degli ospedali mentre i suoi coetanei escono con gli amici e frequentano l’università.

Altre parlano di momenti magici ed insostituibili: ‘E se…‘ la ninna nanna scritta per la mia nipotina Matilde.

Kalahari’, un momento di assoluta libertà amorosa dopo una relazione fallita, il deserto come metafora di solitudine che mi ha portata ad una profonda crescita interiore. ‘Caronte’, pomeriggi afosi estivi trascorsi a scrivere al parco, i capelli bagnati, le guance arrossate, i concerti, le scelte sbagliate, le stelle cadenti, i fiumi in secca e la pelle accarezzata dall’anticiclone Caronte”.

Oggi lavori anche come insegnante nella scuola di musica di famiglia e non solo. Com’è lavorare con i più piccoli?

Alice Cucaro:“Amo insegnare ai bambini, mi danno delle soddisfazioni incredibili, farli crescere, non solo musicalmente. Vedere tante bambine che suonano la batteria o la chitarra elettrica è fantastico.

Nella nostra scuola non sono i genitori a decidere lo strumento, sono i bambini stessi a sceglierlo, siamo una famiglia di poli strumentisti quindi diamo la possibilità di approcciarsi a più di uno strumento a lezione, formando anche delle super baby band”.

Da donna, d’artista in questi anni ci sono stati episodi che ti hanno ferita umanamente e professionalmente? Se sì come hai reagito?

Alice Cucaro:”Sono tanti gli episodi, ma quello che tutt’ora mi fa provare più disgusto è arrivato da un organizzatore di eventi che mi stava valutando per farmi suonare e mi disse: “Perché suoni la chitarra? Dovresti far vedere il culo e il corpo e avere un uomo che suoni al posto tuo”. Non sono riuscita a reagire, mi sembrava surreale, poi per fortuna le voci sono girate ma questi soggetti sono davvero tantissimi all’interno del settore musicale”.

In tema di diritti per le professioniste del mondo musicale (cantautrici, autrici, musiciste, addette ai lavori, ecc.) secondo te, quali sono le battaglie da dover portare avanti nei prossimi anni?

Alice Cucaro: “C’è davvero tanta misoginia, sul palco e dietro le quinte. Vorrei che le donne valessero più per le loro capacità che per il loro corpo, premiarle o giudicarle per il loro impegno e non per come sono vestite o svestite.

Influenzare le bambine a suonare uno strumento e non a far comprare loro la palette di ombretti che usa cantante X per uscire la sera ma credo proprio sia un’utopia, dato che ci sono anche diverse donne che portano avanti questo sfacelo. “Sei così bella, dovresti sfruttare la tua fisicità per fare successo”.