Non è un Lavoro per Donne: intervista Diana Tejera

Non è un Lavoro per Donne: intervista Diana Tejera in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Libre”, che celebra i vent’anni di carriera iniziata con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2002 con i Plastico.

Il mio programma radiofonico Non è un Lavoro per Donne si trasforma in una rubrica del blog in attesa di trovare uno nuovo spazio sul digitale oppure in fm. Protagonista di questo primo appuntamento è Diana Tejera cantautrice, polistrumentista e produttrice romana ma di origini andaluse.

La sua è una carriera ricca: dai vari progetti discografici (Pink!, Plastico, Ed Mondo, Dolores Picasso) ai riconoscimenti (vittoria al Festival di San Marino e al Festival Sound is life; candidatura ai Nastri d’Argento 2015 con il brano “Te quiero para vivir”); dalle collaborazioni nazionali e internazionali (Tiziano Ferro, Angela Baraldi, Nathalie, Barbara Eramo, Ana Carolina e Chiara Civello) fino alla scrittura di musiche per film e cortometraggi.

Copertina di “Libre” – Diana Tejera

Undici brani compongono l’anima di “Libre”, uscito lo scorso 8 marzo, Diana ha scritto, arrangiato e prodotto quasi tutti i brani del disco nel suo home studio. Un lavoro discografico multiforme e multilingue (spagnolo, inglese e francese) nato durante il lockdown del 2020 che ha un respiro universale e intimo allo stesso tempo. Fra le collaborazioni, sicuramente fondamentali sono quelle con Barbara Eramo (nei brani “Libre” su testo di Prevert, “Una sola palabra” e “En tus ojos”), Bea Sanjust (che insieme a Diana ha curato i testi in inglese, brani psicologici e relazionali, che indagano sulla complessità dell’essere umano), Lamine (“True Lie” e “True Lady”) e poi i musicisti Andrea Di Cesare, Fabio Rondanini e Giampaolo Scatozza.

Tutti i brani sono stati suonati, registrati e mixati da Diana Tejera al Groovy Studio tranne: le batterie di “Una sola Palabra” e “Libre” suonate da Giampaolo Scatozza, la batteria di “True lady” suonata da Fabio Rondanini e i brani “Volverè” e “All that you see” prodotti, arrangiati, suonati e mixati da Andrea Di Cesare e registrati allo studio “The sound of violins” di Milano. Mastering di Fabrizio De Carolis al Reference studio di Roma.

Ho scambiato quattro chiacchiere con Diana che ringrazio di essere la prima protagonista di questa nuova veste di Non è un Lavoro per Donne.

Quest’anno festeggi un traguardo importante: 20 anni di carriera. Quanto sei cambiata tu come donna e come artista? Sei ti senti ovviamente cambiata in questi anni.

Diana Tejera:”Sicuramente sono molto cambiata. Artisticamente ho iniziato con quella incoscienza, sicurezza e libertà dei 20 anni che spesso poi negli anni ho invidiato a me stessa. Mi è sembrato di “crescere” dal punto di vista tecnico ma di perdere un po’ di “originalità”, di “follia”.  Crescendo si diventa spesso più timorosi ma questo disco per me è stato  un po’ come tornare a quella libertà dei vent’anni con la maturità dei quaranta e di questo sono molto felice.

Come donna devo dire con un certo orgoglio che penso di essere molto migliorata. Ho fatto un percorso lungo e importante che mi ha portato a essere più serena, attenta agli altri, a non sentirmi più una montagna russa, a gioire delle piccole cose, a costruirmi legami solidi e a essere più consapevole e capace di affrontare i miei nodi”. 

Quali sono le letture e gli ascolti che ti hanno accompagnato durante la realizzazione di “Libre”? Se non erro è il tuo nono lavoro discografico.

Diana Tejera:” Durante il lockdown ho avuto modo di ascoltare moltissima musica e anche di leggere parecchio. Ho ascoltato molto Io sono un cane ma anche Bilie Eilish, Chavela Vargas, Joan as police woman per citarne alcuni. Mi sono appassionata poi a un libro di cui avevo tanto sentito parlare e che non avevo mai letto: “Open” di Agassi”.

C’è una canzone del disco a cui sei particolarmente legata? Se sì perché?

Diana Tejera:” Si, sono particolarmente legata a “Why” perché è stata una canzone per me magica, un po’ miracolosa. Come dicevo prima sono molto più serena di un tempo ma nonostante ciò ho due giorni l’anno in cui mi sembra che nulla abbia senso, precipito in un buco nero, una disperazione senza soluzione, mi chiudo e non c’è nulla che mi tiri fuori da quello stato.

Ecco erano due giorni che ero in quello stato quando mi sono svegliata la mattina e ancora in pigiama ho preso la chitarra ed è uscita così, quasi da sola, in 10 minuti, finita e struggente “Why”. Questa canzone mi ha liberato da un grande peso e mi ha fatto passare tutto. L’ho registrata aggiungendo suoni che casualmente erano già nel punto perfetto. Nel disco ho lasciato quella registrazione mattutina e spontanea, non ho cambiato ne aggiunto più nulla”.

Tra donne si riesce a fare squadra? Ho notato che hai collaborato nel corso della tua carriera con diverse artiste. Giusto per ricordarne alcune: Chiara Civello, Ana Carolina, Ersilia Prosperi, Nathalie. Come sono nate queste collaborazioni?

Diana Tejera:”Tra donne e uomini in generale nell’ambito artistico non è facile fare squadra, poiché esiste un ego e un narcisismo più importanti rispetto ad altri settori. Nonostante ciò tra donne è possibile fare squadra, domando le naturali rivalità, e quando si riesce la forza che ne esce fuori è insuperabile, inarrestabile.

Ho avuto la fortuna di collaborare e creare dei forti sodalizi con delle artiste meravigliose. Con Ersilia Prosperi abbiamo un duo dal nome Ed Mondo ed è nato un po’ causalmente. Avevo chiesto a Ersilia di suonare la tromba nel mio disco e ci siamo subito innamorate e abbiamo iniziato a scrivere insieme

Con Chiara Civello idem, ci siamo conosciute casualmente in uno studio ed è come se ci fossimo “ritrovate”, ci siamo subito capite e la collaborazione è avvenuta naturalmente. Ana Carolina l’ho conosciuta in Brasile insieme a Chiara e anche lì è stato molto facile e bello scrivere insieme.

Barbara Eramo e poi Nathalie sono tra le prime collaborazioni nate dal giro romano, di quasi vent’anni fa. Con Barbara soprattutto abbiamo un grande affiatamento instancabile tanto che abbiamo scritto insieme tre brani degli undici del disco”.

Quali sono le donne che hanno maggiormente influenzato la tua vita artistica e non solo?

Diana Tejera:”Sicuramente una delle prime è stata Ani DiFranco, mi hanno conquistato subito la sua forza, il suo talento, il suo modo di suonare la chitarra e di portare avanti il suo progetto indipendente. Una grande donna, che ha creato la sua etichetta, autrice molto attenta al sociale, produttrice. Insomma una grande ispirazione come donna e come artista. Poi anche Bjork per la sua originalità”.

Hai mai avuto difficoltà oppure episodi sgradevoli in quanto donna e artista?  Sei si come le hai affrontate?

Diana Tejera:” Mah, di sicuro ne ho avuti parecchi di episodi sgradevoli.  Viviamo, ahimè, ancora in un mondo maschilista. Tante volte mi hanno detto “Brava, suoni come un uomo”, oppure tanti fonici che non ti danno credito pensando tu sia poco capace perché donna o che tu abbia poche conoscenze tecniche (sono diplomata in fonia) e ti trattano con superiorità (un po’ come quando si va dal meccanico).

Per non parlare delle avance di certi produttori e comunque in generale della poca considerazione negli ambiti più importanti, per poi sentirsi dire che le “donne non vendono” oppure che “ci sono poche artiste donne” come hanno detto nel concerto del primo maggio del 2019 che aveva settandue artisti e di questi solo quattro erano donne.

Beh, li affronto combattiva, infatti nel 2019 insieme a Beatrice Tomassetti e Angela Baraldi abbiamo creato il May così tante, un primo maggio in risposta al concertone con trentadue artiste a dimostrazione dell’esistenza di tantissime cantanti e cantautrici nel panorama italiano”.

Nel corso della tua carriera ti sei dedicata anche alla scrittura di musiche per film e cortometraggi. Come è entrato il cinema nella tua vita?

Diana Tejera:”Amo molto il cinema da sempre soprattutto quello d’autore, è una delle cose che preferisco fare la sera, più volte a settimana. Dunque è stato naturale comporre per dei cortometraggi prima e dei film dopo”. 

Dove e come ti vedi tra altri 20 anni?

Diana Tejera:”Non penso mai troppo al futuro, cerco di vivere intensamente il presente. Mi piacerebbe vedermi in una casa al mare o in campagna, con la mia famiglia, circondata sempre di amici, di musica, componendo soprattutto e magari organizzando eventi culturali”. 

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