Non è un Lavoro per Donne: intervista a Virginia

Non è un Lavoro per Donne: intervista alla cantautrice e musicista Virginia in occasione dell’uscita del suo primo EP dal titolo “Viaticum”.

L’obiettivo della rubrica “Non è un Lavoro per Donne” è dare maggior voce e spazio alle donne di talento nel campo dello sport, dell’economia, della politica, delle scienze, della cultura e delle arti.

Protagonista dell’intervista di oggi è Virginia Cristofori in arte Virginia, cantautrice e musicista di Carpi in provincia di Modena. Studia musica si da piccolissima passa dal sassofono alla chitarra acustica, elettrica e poi scopre il basso.

Nel 2015, dopo quattro anni di musica d’insieme, suona il basso nella sua prima band e si appassiona alla scrittura e inizia a scrivere propri brani. Nel 2018 Virginia inizia a produrre i primi brani inediti, ma è durante la pausa pandemica che sboccia la vena compositiva e decide di produrre il primo EP proseguendo e consolidando la collaborazione con i Raw Studios di Bologna. Nel 2022 partecipa a Casa Sanremo Live Box in qualità di solista presentando pubblicamente per la prima volta un inedito.

Lo scorso 27 aprile è uscito “Viaticum”, il suo primo EP, puntando su brani che “siano ricchi di emozioni e che si muovano in un’atmosfera ChillOut con l’intento di donare, a chi vorrà chiudere gli occhi per un istante, momenti di serenità tra note e parole”. Un’ottima prima prova per Virginia che ha tanta meravigliosa strada da fare davanti a sé.

Come e quando hai incontrato la Musica per la prima volta? Mi è parso di capire che avevi le idee ben chiare dalle elementari.

Virginia: “Non credo ci sia stato un momento preciso in cui è avvenuto il mio incontro con la musica. La sua presenza è sempre stata imponente nella mia vita. Fin dall’infanzia ho sempre mostrato un forte amore per il mondo artistico, in particolar modo nei confronti di quello musicale.

Ricordo che, quando avevo circa sei o sette anni, coltivavo già il sogno di rendere la musica parte integrante della mia vita: dall’ascolto di album di artisti celebri all’utilizzo del cestello per cuocere le verdure al vapore come batteria (precisamente come rullante e charleston) e degli elastici come basso elettrico, in quanto riproducevano le stesse “basse frequenze” e, a seconda di come le estremità di questi venivano tirate, cambiava l’intensità del suono e la nota che stavo riproducendo. Inizialmente desideravo fare carriera come membro di un gruppo, in quanto lo ritenevo incredibilmente affascinante.

Avevo come modello di riferimento i Beatles e iniziai a creare delle band immaginarie formate da me e i miei amici dell’epoca ai quali assegnavo direttamente uno strumento specifico. Avevo le idee chiare riguardo al ‘cosa’ e al ‘come’ avremmo dovuto suonare. Infatti, negli anni successivi, ho dedicato il mio percorso artistico interamente alle band.

In generale la musica ha sempre avuto, e lo ha tuttora, anche un forte significato e un collegamento emotivo con vari episodi della mia vita, soprattutto dell’infanzia: avevo una fobia per il vento e, per far sì che io non sentissi alcun rumore esterno, mio padre mi faceva ascoltare in cuffia i vinili degli album dei Pink Floyd. Era una vera culla per l’anima, mi sentivo letteralmente in un mondo a parte, protetta e al sicuro. Quando penso a mia madre, invece, mi viene in mente subito Baba O’Riley degli Who: ero innamorata dell’assolo di violino che si trova alla fine del brano tanto che volevo iniziare a studiare quello strumento e mia madre, sapendo quanto mi piacesse, mi faceva ascoltare quel brano ogni volta che mi accompagnava a nuoto e per me era sempre un momento più che magico. 

Mi sento, quindi, di dire che ogni giorno, ogni esperienza, ogni emozione ed ogni volto, che hanno caratterizzato la mia vita, siano sempre la mia “prima volta” con la musica e credo che sarà così anche in futuro”.

Cantautrice

Alle medie ti è stato assegnato il sassofono, poi hai insistito per studiare chitarra e poi è arrivato il basso. Oggi stai sperimentando nuove strumentazioni?

Virginia:” Da un po’ di tempo mi sto interessando sempre di più al pianoforte. Ha sempre attirato la mia attenzione: è uno strumento che mi permette di sperimentare molto dal punto di vista compositivo e si sta rendendo protagonista di nuovi progetti e sonorità particolari. 

In generale sono attratta da qualsiasi strumento, infatti, non appena me ne capita uno nuovo tra le mani, provo a suonarlo pur non sapendo ancora di che cosa si tratti. ‘Strimpellare’ uno strumento che ancora non conosco o che non so suonare è stimolante, mi permette di capire in quale contesto potrebbe essere utilizzato. Qualsiasi suono, strumento e melodia attirano la mia attenzione”.

Dall’esperienza della musica d’insieme a quella in “solitaria”. Come è nata questa esigenza? Quando hai scritto il tuo primo pezzo? 

Virginia:”Nonostante io abbia suonato in varie band come bassista, ho sempre sentito che quella condizione non era appagante tanto quanto poteva esserlo vivere la musica da artista solista.

Avevo tante idee compositive, tante cose da dire e da trasmettere, inoltre, i miei modelli di riferimento erano maggiormente cantanti o artisti “solitari”. Sognavo, e sogno tuttora, un mare di voci che canta le mie canzoni con il sorriso e questo pensiero ogni volta mi allunga il respiro, mi fa amare sempre di più l’obiettivo che voglio raggiungere. 

Ho sempre provato a scrivere canzoni inedite ma senza soddisfazione personale. La prima vera canzone che ho scritto e che ho deciso di tenere è Closer, prima traccia di Viaticum, nata del 2017″. 

“Viaticum” è titolo del tuo primo EP, come mai lo hai scelto e quali emozioni ci sono finite dentro?

Virginia:“Pensando al significato dell’Ep e alla connessione emotiva che ha con il mio vissuto e con il mio obiettivo di realizzazione personale, ho cercato un termine che rappresentasse il concetto del viaggio e di ciò che è necessario per intraprenderlo. Quindi ho pensato al viatico che nell’antichità indicava il necessario per chi si metteva in viaggio. Il termine in latino ha reso il termine più mistico.

“Viaticum” è una piccola parte delle prime pagine del mio ‘Caro Diario’ e contiene le emozioni vissute in momenti specifici del mio passato che dovevano essere espresse unicamente attraverso la musica”.

Quali sono gli artisti e le artiste che hanno influenzato il tuo modo di fare musica?

Virginia:”Cerco sempre di ascoltare diversi artisti e generi per poter ricevere un maggior numero di stimoli che, poi, pongono la mia musica in una situazione di continuo divenire: artisti e compositori come Ed Sheeran, SYML, Aquilo, Dean Lewis, Novo Amor, Lala Lala, London Grammar, Bryan Adams, Ludovico Einaudi e Hans Zimmer influenzano maggiormente il mio stile compositivo in quanto presentano una notevole carica emotiva che mi stimola a concepire nuove melodie e nuovi flussi di parole”.

In quanto donna e musicista in questo inizio di carriera ci sono stati episodi che ti hanno ferita umanamente e professionalmente? Se sì come hai reagito?

Virginia:”Si, soprattutto durante la mia militanza nelle band dove io ero l’unica donna: non avevo modo di esprimere al meglio le mie idee compositive, non c’era disponibilità ad accogliere i miei consigli che, anzi, venivano vissuti come un limite ed un ostacolo e spesso mi sentivo il capro espiatorio della situazione”.

In tema di diritti per le professioniste del mondo musicale (cantautrici, autrici, musiciste, addette ai lavori, ecc.) secondo te, quali sono le battaglie da dover portare avanti nei prossimi anni?

Virginia:”Dare credito alla professionalità delle donne che lavorano nel mondo della musica, nella prospettiva di una piena parità di genere, esattamente come nell’ambito di tutte le altre professioni in cui il problema non dovrebbe neanche porsi”.