Non è un Lavoro per Donne: intervista alla cantautrice partenopea RAFFICA in occasione dell’uscita del suo nuovo EP dal titolo ‘Panico’.
Nata alle pendici del Vesuvio, classe 1994, Raffaella De Falco si destreggia tra la danza e la musica. A 6 anni inizia a praticare danza classica e contemporanea per poi diplomarsi in quelle stesse discipline. Da adolescente si appassiona al canto e studia con diversi maestri, incide il suo primo inedito. Partecipa a molti concorsi e nel 2019 accede all’Accademia Spettacolo Italia. L’anno successivo apre il concerto di Tony Esposito e la sua band per il Wine Art Jazz Fest. Nel 2021 con il nome d’arte Iosonorama pubblica 3 inediti tra cui “Pos/To/ Me” con cui si aggiudica un posto al Deejay On Stage di Riccione.

A gennaio 2022 arriva semifinalista al premio Fabrizio De André. A febbraio dello stesso anno esce il suo primo EP dal titolo “Fenomeni Paranormali” e arriva in finale al Musicultura vincendo il premio della serata come migliore performance. Raffaella a settembre 2022 arriva semifinalista al premio Musica contro le mafie e vince poi il contest Alghero Music Spotlight aprendo il concerto di Ariete e Venerus. La cantautrice conclude il 2022 aprendo live di Rkomi a Napoli in Piazza del Plebiscito per l’evento di Capodanno.
Nel 2023 pubblica un nuovo singolo “Per sempre estate” e si esibisce al Napoli Pizza Village per la prima volta. Dopo le prime pubblicazioni con il nome d’arte Iosonorama, la cantautrice partenopea Raffaella De Falco diventa oggi RAFFICA e pubblica il suo primo lavoro discografico dal titolo “Panico” per Disordine Dischi. L’ep, uscito pochi giorni fa, è composto da sette tracce in cui le diverse sfumature pop della sua voce prendono corpo e rapiscono chi lo ascolta.
L’uscita di Panico è l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con RAFFICA.
Danza e Musica nella tua vita. Come le due arti si sono incontrate nella tua vita e quando ‘ha vinto’ la seconda?
RAFFICA: “Tutto è cominciato quando ero molto piccola, ero già molto decisa, volevo cantare e ballare. Cominciai con la danza verso i 6 anni e verso i 13 a lezioni di canto. Dopo il diploma in danza ho deciso di dedicarmi maggiormente alla musica, ma non perché abbia vinto. Io ancora oggi vivo un amore incondizionato verso la danza, magari non vivendolo più come prima, ma sempre presente”.
Hai cambiato il tuo nome d’arte in RAFFICA. Come mai?
RAFFICA: “Mi è cascato dal cielo. Un giorno mentre camminavo a passo svelto, una persona mi chiamò così e capì subito che era il nome giusto per me. È sempre difficile ‘cambiare’ nome dopo che hai fatto tante cose, però di base il cambiamento non mi spaventa”.
Mi racconti la genesi di questo tuo nuovo EP ‘Panico’?
RAFFICA: “Tutto nasce quando partecipai a Musicultura. I vincitori di quell’anno erano gli Yosh Whale, band salernitana, diventammo amici e cominciammo a fare produzioni insieme. Il tutto partì da un solo singolo, ‘Per sempre estate’, concludendosi poi con un intero disco. Loro sono fantastici, sia artisticamente che umanamente”.
Quali storie si celano dietro le canzoni che compongono il tuo nuovo EP
RAFFICA:” ‘Cara Vita’, celebra il rischio, il provarci nonostante tutto. La canzone ha un ritornello che ricorda un coro ultras, ci urla in faccia che la vita è breve e che vale la pena rischiare tutto. Come una danza tra le paure e i dubbi dei sentimenti, ‘Girotondo’ diventa un manifesto della propria libertà con un richiamo alla sua bambina interiore.
La ballad del disco è ‘Aquiloni‘. Riecheggia dolce come un amore consumato, ma in realtà nasconde qualcosa in più. È una lettera d’amore per se stessi, avendo odiato il proprio corpo per troppo tempo e riuscendo a vivere la leggerezza degli aquiloni. È un tema molto caro, poiché convivo ancora con i disturbi alimentari ma ricordare a me stessa che questo corpo mi ha permesso di vivere le esperienze più belle della mia vita è per me motivo di forte gratitudine. Si conclude con la cassa dritta, per ricordare sempre di ballare fino alla fine e collegandosi al brano successivo.
Cassa dritta e si va in pista questo è il brano ‘Discotrema’. A volte il mondo del clubbing è un mondo dove ci si perde troppo e si finisce per sentire la pelle che diventa di plastica, come quello che c’è intorno a questo mondo. Questa forte dicotomia tra il bello e il dannato, ti dà tanto, ma se non stai attenta ti fa sentire più vuota di prima.
La canzone ‘Vergogna non ho‘ con un immaginario molto splatter e crudo mostra il dualismo della manipolazione e dell’abuso. Nella vita si è a turno vittime e carnefici, e questo brano va ad analizzare proprio quella visione stereotipata della vittima perfetta che cerca pietà. Qui non si cerca compassione ma si cerca empatia.
‘Per sempre estate’ è un paragone tra il benessere mentale e l’arrivo della bella stagione. Per me è estate quando sto bene, quando sono viva, e “per sempre estate” è il mio augurio per me e verso tutti.
In ‘Lacrime’ si racconta come in un gesto delicato come il pianto si nasconda un atto di potenza rivoluzionario. La canzone vuole raccontare la forza del non nascondersi dinanzi ai sentimenti, un invito a piangere più forte che si può, per poi trasformarsi nella nostra versione migliore”.
Da donna, d’artista in questi anni ci sono stati episodi che ti hanno ferita umanamente e professionalmente? Se sì come hai reagito?
RAFFICA: “Partiamo dal presupposto che io non le mando a dire, sono abbastanza agguerrita, quindi in qualsiasi situazione mi sono sempre saputa difendere. Ci sono state però tante situazioni in cui mi sono sentita sopraffatta e sentita manipolata in quanto donna, sarebbe lungo il discorso. Questo per dire che nel momento in cui ho riconosciuto certe cose poco sane ho capito e mi sono prontamente allontanata. Per fortuna, riesco ad individuare subito certe dinamiche”.
In tema di diritti per le professioniste del mondo musicale (cantautrici, autrici, musiciste, addette ai lavori, ecc.) secondo te, quali sono le battaglie da dover portare avanti nei prossimi anni?
RAFFICA:” Il 15 febbraio è finito il Festival di Sanremo e con esso anche la questione di assenza di donne in top 5. Riconoscere che esista un gap, farlo con tutti gli strumenti che si possiede. Pretendere più spazio, parlare, parlare, parlare fin quando si possiede la voce per farlo”.
